ARTE EROTICA

Ah, l'arte! Quel posto sacro dove ci fingiamo tutti intellettuali, con gli occhiali da lettura e un bicchiere di vino rosso, mentre dentro pensiamo solo: "Ma questa roba mi fa venire i brividi… e non solo sulla pelle!" Perché diciamocelo: certe opere non ti fanno solo dire "Oh, che bello!", ma ti fanno sentire cose più profonde, più primordiali. Tipo un orgasmo. Sì, ho detto orgasmo. Sì, sto parlando d'arte.

Ora, i filosofi e i critici d'arte adorano usare parole complesse come "estasi estetica" e "sublime", ma chi vogliono fregare? Il punto è semplice: certe opere ti danno una scossa che parte dagli occhi e finisce dritta tra le gambe. Parliamo di Bernini, per esempio. Hai mai guardato l'"Estasi di Santa Teresa"? Quella faccia! Quel corpo che si inarca! Se non avesse l'aureola, penseresti che sta vivendo il momento clou della sua vita. E infatti, Santa Teresa stessa descrive la sua visione mistica con parole che potrebbero stare tranquillamente in un romanzo erotico. Roba da far impallidire E. L. James.

E non fermiamoci alla scultura! Passiamo a Dalí, con quei suoi orologi molli che sembrano sul punto di sciogliersi per il piacere. Oppure Rothko, con i suoi rettangoloni di colore che ti risucchiano dentro, fino a farti perdere ogni senso del tempo. Alcune persone hanno dichiarato di aver avuto esperienze quasi orgasmiche davanti a un suo quadro. E io ci credo. Uno sballo di emozioni che ti prende alla gola… e altrove.

Ecco, poi arrivano i neuroscienziati, con i loro scanner cerebrali, a confermare che il cervello reagisce all'arte come a un amplesso. Semir Zeki dice che l'arte attiva le stesse aree che si accendono quando vediamo qualcosa (o qualcuno) di incredibilmente attraente. Quindi, la prossima volta che vedi una persona con lo sguardo perso in un'opera d'arte, sappi che potrebbe essere molto più che una semplice ammirazione. Potrebbe essere in pieno godimento mistico.

E parlando di orgasmi d'arte, non dimentichiamo l'effetto Stendhal. Sai, quella sindrome in cui la gente sbianca e sviene davanti alla bellezza assoluta. Succede davvero! Alcuni turisti, davanti alla Cappella Sistina o alla Galleria degli Uffizi, finiscono per avere un'esperienza così intensa che devono sedersi per non svenire. Io lo chiamo "l'effetto colpo di fulmine artistico", altri lo chiamano "forse dovevo mangiare qualcosa prima di entrare". Ma il punto è lo stesso: l'arte può mandarti in estasi. Letteralmente.

E poi c'è l'arte contemporanea, che ha deciso di alzare ancora di più la posta in gioco. Yayoi Kusama con le sue "Infinity Rooms" ti fa girare la testa come un trip allucinogeno, e Marina Abramović con le sue performance ti fa sentire cose che non sapevi nemmeno di avere dentro. E tu pensavi che l'arte fosse solo roba da museo? Sbagliato! È un'esperienza sensoriale completa, un viaggio senza biglietto di ritorno.

In fondo, l'arte è sempre stata una questione di piacere, di desiderio, di pura eccitazione. Non c'è da vergognarsi: se un'opera ti fa sentire come se avessi appena avuto il miglior momento della tua vita, significa che ha fatto il suo lavoro. E a chi storce il naso, dico: provateci voi a stare davanti a un capolavoro e non sentire niente. Se ci riuscite, allora siete già morti. O peggio, critici d'arte.

NUDO SDRAIATO

Parliamoci chiaro: se pensi all'arte come a qualcosa da osservare con il mento in mano e lo sguardo serio, Modigliani ti ride in faccia.
"Nudo sdraiato" (Nu couché) non è solo un quadro, è un pugno nello stomaco alla moralità dell'epoca. Dipinto tra il 1917 e il 1918, questo capolavoro è una celebrazione sfacciata del corpo femminile, un grido di libertà in una società ancora ingessata nei suoi perbenismi.

Modigliani prende una donna nuda, la spalma su un letto rosso, la guarda dritta negli occhi e le dice: "Sei bellissima e non devi chiedere scusa a nessuno". Niente pose castigate, niente sguardi timidi. Qui c'è una donna che esiste, che è fiera del proprio corpo, e che probabilmente se ne frega se qualche signorotto col cilindro si sente offeso. E infatti, quando la mostra alla galleria di Berthe Weill a Parigi, la polizia chiude tutto in quattro e quattr'otto. Eh già, perché il problema non era il nudo – l'arte era piena di nudi – ma il fatto che questa donna non sembrava affatto vergognarsi. E questo, signori miei, era troppo da sopportare per l'élite benpensante.

Dal punto di vista tecnico, Modigliani fa qualcosa di semplice e geniale: allunga il corpo, toglie i dettagli inutili e si concentra sull'essenza. Niente superfluo, solo eleganza e una sensualità così potente da far tremare i muri della galleria. Il rosso del letto e il calore della pelle non sono messi lì a caso: sono un'esplosione di passione, una dichiarazione d'intenti. Non stiamo parlando del solito nudo "da museo", raffinato e tutto in ombra: questo quadro urla vita, sesso, desiderio.

Oggi "Nudo sdraiato" è un'icona dell'arte moderna, ma immagina il casino che ha scatenato all'epoca. Oggi la gente lo guarda e dice "che bellezza!", ma nel 1917 qualcuno probabilmente ci ha lasciato le coronarie sul pavimento. Modigliani, però, se ne fregava. Lui non dipingeva per piacere alla critica, dipingeva perché doveva farlo, perché l'arte è fatta per scuotere, per provocare, per sbatterti in faccia la realtà senza filtri. Ecco perché "Nudo sdraiato" non è solo un quadro: è un dito medio elegante e bellissimo rivolto a chi vorrebbe mettere il corpo – e l'arte – in gabbia.